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Karol Szymanowsky compositore cosmopolita


È sicuramente esteso l’elenco dei compositori troppo poco eseguiti nelle sale da concerto italiane, sia per una sorta di pigrizia da parte degli interpreti e del pubblico, diffidenti nei confronti dei repertori meno battuti, sia per un mancato approfondimento nei manuali di musicologia. Fra i nomi di questi ‘artisti dimenticati’ spicca particolarmente quello del compositore polacco Karol Szymanowski, le cui musiche rivelano, a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltarle ed approfondirle, una personalità di assoluto rilievo nel panorama artistico del Novecento. Di questo raro talento se ne accorse anche l’allora giovane pianista Artur Rubinstein, quando nel 1906 ricevette per caso lo spartito dei Preludi op.1 di Szymanowski. Molti anni dopo il pianista ricordò dettagliatamente quel momento nel libro delle sue memorie giovanili intitolato My young years (Capeltd, 1973): ‘Ero convinto che mi sarei trovato davanti lo scarabocchio naïf di un qualche studente. È difficile descrivere lo stupore dopo aver suonato qualche battuta di un preludio. Questa musica era opera di un Maestro! Con fervore lessi tutto il manoscritto e l’entusiasmo e l’eccitamento cresceva con la consapevolezza di star scoprendo un grande compositore polacco! Il suo stile doveva molto a Chopin e la forma aveva un qualcosa di Scriabin, ma c’era già lo stampo di una prorompente ed originale personalità nel trattamento della linea melodica e nelle audaci ed originali modulazioni.’ Fu proprio Rubinstein che negli anni seguenti, legato a Szymanowski da un profondo sentimento di stima ed amicizia, ne eseguì numerose composizioni, fra cui la Seconda Sonata op.21 e la Sinfonia Concertante op.60, rendendole celebri presso il pubblico con le sue interpretazioni memorabili. Oggi, a quasi ottant’anni dalla sua morte, Szymanowski è considerato il maggiore compositore polacco dopo Chopin e gli viene attribuito il merito di aver dato un degno seguito alla tradizione musicale della Polonia, che aveva rischiato di rimanere schiacciata dalla forte pressione della dominazione russa degli zar nel diciannovesimo secolo. Ma la grandezza indiscutibile della sua personalità artistica non può essere relegata esclusivamente alla storia della musica in Polonia, sebbene sia innegabile che per la sua nazione Szymanowski abbia colmato un tassello fondamentale senza il quale probabilmente oggi non potremmo annoverare fra i compositori polacchi successivi personaggi come Lutosławski, Gòrecki e Penderecki. Se oggi la Polonia può vantare un’intensa produzione di nuove musiche, che vengono eseguite in numerosi festival fra cui il prestigioso ‘Warsaw Autumn’ (Warszawska Jesień), uno dei più importanti festival di musica contemporanea al mondo, è sicuramente anche merito di Szymanowski che all’inizio del Novecento lottò strenuamente affinché il suo Paese uscisse da una mentalità provinciale, aprendosi alle nuove correnti artistiche che imperversavano sicure nel resto d’Europa. ‘Che sia nazionale ma non provinciale’, scrisse il compositore nel 1920 sulla rivista Nowy Przegląd Literatury i Sztuki, elencando gli obiettivi che la Polonia doveva raggiungere in ambito culturale per rimettersi al passo con gli altri Stati europei. La grande modernità del pensiero di Szymanowski è stata l’aver capito che il progresso poteva avvenire solo uscendo dall’isolamento ed aprendo i confini alle innovazioni culturali degli altri Paesi. Nel corso della vita di Szymanowski, la sua musica ha subito profondi cambiamenti, assorbendo stimoli ed ispirazioni derivati dai numerosi viaggi e dal contatto con i più grandi musicisti ed artisti dell’epoca. Fondamentali furono ad esempio i soggiorni a Parigi dove Szymanowski entrò subito nella ristretta elite dei salotti frequentati da compositori come Stravinsky, Ravel, Bartók e Poulenc o i viaggi di piacere in Sicilia, dove rimase affascinato dall’armonioso mescolamento di culture millenarie o in Tunisia dove poté ascoltare estasiato l’ipnotico salmo del Muezzino che dal minareto richiama i fedeli alla preghiera. Tutte queste suggestioni e ispirazioni entrarono prepotentemente nella musica di Szymanowski ed i riferimenti a queste culture mediterranee sono evidenti in brani come i Miti op.30 per violino e pianoforte, dove trovano una incarnazione musicale alcune scene tratte dalla mitologia greca, oppure nelle Metope op. 29 per pianoforte, ispirate a brani dall’Odissea o nella Terza Sinfonia op.27 dove la musica, con l’ausilio di un testo cantato tratto da una poesia del famoso poeta persiano Gialal al-Din Rumi, descrive il fascino e la meraviglia della notte in Oriente. Anche lo stile compositivo mutò enormemente e, dalla scrittura tardo-romantica giovanile che contraddistingue i Preludi, le prime due sonate per pianoforte e le prime due sinfonie, si passò negli anni della maturità, che coincisero con il periodo della prima guerra mondiale, ad una scrittura di stampo più impressionista seppur con incursioni stravinskiane. Sarebbe tuttavia un errore cercare di associare la musica di Szymanowski a quella di altri grandi compositori suoi contemporanei. Questo atteggiamento mentale nel quale caddero, anche per ragioni di ordine politico, i critici dell’epoca, non permette di cogliere pienamente il valore originale ed innovativo della musica di Szymanowski. Nel Primo concerto per violino ed orchestra op. 35 ad esempio Szymanowski elaborò una struttura innovativa che crea un’alternativa alla classica tripartizione in tre movimenti o alla dialettica della cosiddetta forma-sonata. Questo Concerto è infatti costituito da un unico movimento ma, nonostante al suo interno siano presenti numerosi temi e stati d’animo differenti, esso non perde la sua unicità e l’ascoltatore ne riesce a cogliere il carattere fin dal primo ascolto. Nei brani pianistici come le Metope op.29, le Masques op.34 o la Terza Sonata op.36, la scrittura polifonica rievoca i colori dell’orchestra con uno stile che non può essere paragonato a quello di nessun altro compositore. Come non citare, passando in rassegna le principali composizioni di Szymanowski, la sua opera lirica Il Re Ruggero: un capolavoro per la cui analisi non basterebbe un libro intero. Anche nei brani minori come i tre capricci di Paganini per violino e pianoforte, Szymanowski non manca di stupire l’ascoltatore, sfoggiando in maniera evidente la sua assoluta maestria nell’arte dell’armonizzazione di un canto dato ed offrendo una liricità nell’accompagnamento del pianoforte che conferisce ai brani del celebre violinista genovese una luce tutta nuova ed affascinante. Negli anni conclusivi della sua vita Szymanowski venne investito da una nuova ondata di polonesità, seppur il carattere polacco non abbia mai abbandonato del tutto la sua musica. Fra i brani di quest’ultimo periodo creativo figurano la Sinfonia Concertante op.60, dove compaiono i riferimenti ai celebri ritmi di danza polacchi, ed i cicli di Mazurche per pianoforte op.50 e op.62. Nelle Mazurche op. 50 volle omaggiare il genio di Chopin, senza tuttavia venire meno al proprio estro creativo. Per raggiungere il suo scopo Szymanowski attinse al largo repertorio delle musiche popolari diffuse nella regione montuosa delle montagne Tatra, carpendo e stilizzando i colori modali di quelle melodie, per poi piegarle ai ritmi ternari tipici delle mazurche, danze tradizionali delle campagne polacche. Come scrive Didier Van Moere nel suo libro Karol Szymanowski (Fayard, 2008): ‘il colpo di genio di Szymanowski consiste nell’aver operato questo incrocio liberatore, grazie al quale poté allo stesso tempo raccogliere e liquidare l’eredità di Chopin’. Anche solo scorrendo alcune delle composizioni sopra citate sarà possibile notare una grande ricchezza di stili e di tecniche compositive, specchio imperscrutabile dell’evoluzione e dello sviluppo interiore del compositore come essere umano e come musicista. Il grande fascino della musica di Szymanowski risiede proprio in questa grande varietà di sfaccettature, che come in un mosaico, ricostruiscono gran parte della tradizione culturale della prima metà del Novecento. Un ideale, quello di Szymanowski, che andava oltre le guerre e le tensioni politiche fra gli Stati, compiendo un processo unificatore fra le varie culture, nel nome della Musica e dell’Arte. Questo rende Karol Szymanowski non solo un grande compositore polacco, ma soprattutto un compositore cosmopolita.

 

l'autore dell'articolo Ha ottenuto la laurea magistrale in pianoforte presso l’Istituto musicale ‘Boccherini’ di Lucca e presso l’Accademia ‘Szymanowski’ di Katowice in Polonia. La sua intensa attività concertistica lo ha portato ad esibirsi sia come solista che con orchestra presso importanti città in Italia, Polonia, Austria, Germania, Spagna e Portogallo. Attivo nell’ambito della divulgazione musicale, ha pubblicato un libro intitolato ‘Le Maschere di Karol Szymanowski’ (Edizioni Ets, 2014). Maggiori info su www.aldodotto.it



immagine di copertina

Franz von Stuck, Dissonanza (1910)



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