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Un omaggio di Andrè Breton a Satie


Satie ha voluto ben dire che il pianoforte “è come il denaro, non piace che a colui che lo tocca”. Ecco che mi sento a mio agio, io strapazzato dalla nascita con la musica strumentale. Mi dispiaccio dunque di aver compreso troppo tardi, dopo la sua morte, l’essere eccezionale che fu, e che un simile sipario di spine - la sua malizia, i suoi studiati tic - mi sia sfuggito.

Tutto quello che Robert Caby e Pierre-Daniel Templier mi riportano di lui è per farmelo amare smisuratamente. Il passaggio dal XIX al XX secolo non ha determinato alcuna evoluzione di spirito così accattivante come quella di Satie. Teso fra questi due punti estremi, la mistica e Platone, in trent’anni questa corda ha fatto vibrare all’unisono, fatalità dello spirito moderno, quelle dei suoi compatrioti Alphonse Allais e ancor più quelle di Alfred Jarry.

Più nessuna alta scuola di libertà a fronte di tutte le convenzioni, nessun sorriso più sbarazzino, e infin e dei conti, più straziante, sopra l’abisso interiore, della specie più nera, dal quale sfugge lo sciame di questi disegni e iscrizioni calligrafiche in piena solitudine. “Tutto si fonde”, in un modo allo stesso tempo così spassoso e inquietante, che attende da molto tempo un inventario completo e un’analisi rigorosa. (traduzione a cura di L.Z.)




*Robert Caby (1905 - 1992) fu un compositore e scrittore francese, nonché autore di scritti di critica d’arte, articoli politici come di disegni surrealisti. Fu tra i maggiori sostenitori dell’opera di Satie dopo la sua morte. Per saperne di più si consiglia di visitare un bel sito dedicato alla sua opera letteraria e musicale http://www.fogwall.com/caby.html

**Pierre-Daniel Templier

Autore della prima biografia di Satie, del 1932, figlio del sindaco d’Arcueil, cittadina dove Satie si stabilì ha contribuito a mantenere viva la memoria di Satie.

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