top of page

Franz Liszt nel cinema


Oltre che per la sua musica, Liszt è stato famoso per la sua vita romantica, ricca di colpi di scena e di avventure: tutto ciò ha contribuito a che divenisse protagonista anche nel cosiddetto gossip. Già in vita lo accompagnò una ricca iconografia, talvolta a carattere satirico, ed è naturale che un tale personaggio sia stato oggetto di tanta attenzione da parte del cinema, anticipando in un certo senso certi aspetti dello star system; per la varietà di situazioni che attraversarono la sua vita, è stato, infatti, uno dei musicisti più rappresentati sul grande schermo. La sua personalità ha ispirato il cinema soprattutto a partire dagli anni Trenta, con l’avvento del sonoro: da allora sono stati una decina i film dedicati alla sua vita, a cui se ne aggiungono almeno un’altra trentina in cui Liszt è apparso come personaggio secondario, oppure ‘spalla’ in film dedicati alla vita di altri compositori. Una prima presenza di Liszt come personaggio è da segnalare nel film muto Richard Wagner di Carl Froelich (1913), dove viene raffigurato nel 1848 come un abate molto più anziano della sua vera età (37 anni) davanti a un giovane Wagner: in realtà Liszt e Wagner erano quasi coetanei. Nei film successivi Liszt è rappresentato in vari momenti e passaggi della sua vita: è un’anima tormentata in bilico tra vita mondana e ascesi mistica in Song without end (Estasi 1960), un altruista intraprendente che introduce Chopin nel salotto di George Sand in A song to remember (L’eterna armonia 1945), un cinico disincantato di buon cuore in Song of love (Canto d’amore 1947), un artista ipersensibile follemente innamorato in Rêves d’amour (Rapsodia d’amore 1947), un rigido e rispettabile abate in Magic fire (Fuoco magico 1955), un viaggiatore romantico sdolcinato in Lola Montès (1955), un fervente nazionalista politicamente corretto in Szerelmi álmok (Dreams of love 1970), un folle eccentrico irriverente proto-rock star in Lisztomania (1975), un irrequieto dandy perseguitato dall’amante in Impromptu (Chopin amore mio 1991), un artista giovane e generoso in crisi di creatività in Liszt’s Rhapsody (1996), un ragazzone svagato e generoso in Chopin Pragnienie miłości (Chopin: Desire for Love 2002). Talvolta Liszt è rappresentato assieme a musicisti immaginari, quasi fosse personaggio di fantasia, sempre contraddistinto dalla sua figura inconfondibile, alto con i capelli lunghi e fluenti, in Wenn die Musik nicht wär (Rapsodia d’amore 1935), Szerelmi álmok (Liebesträume 1935). Eine wiener Ballade (1948), Szekszárdi mise (2001). In altri film Liszt fa brevi apparizioni come ospite d’onore in ruoli secondari o addirittura come semplice comparsa: è un anziano e venerabile maestro, in Suez (1938), un sereno aristocratico signore del pianoforte in Phantom of the Opera (Il fantasma dell’opera 1943).

I film che hanno utilizzato musica di Liszt nella colonna sonora sono almeno trecento; tutti questi documenti ci permettono di avere un quadro molto interessante sulla ricezione dell’opera di Liszt presso il grande pubblico. Se l’uso della musica di Liszt nel cinema non è molto diverso da quello di altri compositori ‘classici’, tuttavia la musica di Liszt è estremamente cinematografica, prestandosi in maniera esemplare a traslazioni simboliche che vanno molto al di là di un semplice uso decorativo o descrittivo, diventando spesso parte integrante della narrazione, in forma diretta o indiretta, esplicita o allusiva. La figura e la musica di Franz Liszt forniscono in definitiva l’occasione per sviluppare una trattazione più generale sul film biografico musicale e sull’uso della musica classica non solo nel cinema, ma anche nella televisione e nei cartoni animati.

Importante obiettivo di studio è l’individuazione di elementi comuni e nessi che una stessa composizione riesce a stabilire tra film molto diversi tra loro nel suo associarsi all’immagine; interessante è scoprire analogie tra film lontanissimi negli anni, che fanno uso dei medesimi brani nella colonna sonora, tali da costituire una velata rete di citazioni e di rimandi.

Concentrandosi solamente su un brano, per evidenziare come il suo utilizzo si sia sviluppato del corso degli anni, si nota che la Rapsodia ungherese n. 2 compare circa centocinquanta volte tra film e cortometraggi (di cui almeno la metà nei cartoons), molto spesso legata a situazioni comiche, gaie o ironiche, talvolta sovreccitate, oppure per enfatizzare un aspetto folklorico o un topos geografico.

La Rapsodia ha molte frecce al suo arco e per il suo virtuosismo strumentale bene si presta a esibizioni istrioniche di pianisti o di complessi musicali. E qui si apre il sipario sulle infinite elaborazioni di questo pezzo, spesso in chiave jazz o swing, e soprattutto nei cartoni animati per il suo particolare carattere fantasmagorico. Che dire poi degli infiniti arrangiamenti della rapsodia che appaiono in commedie o film comici, come quelli dei fratelli Marx, A Day at the Races (Un giorno alle corse 1937) e A Night in Casablanca (Una notte a Casablanca 1946), di Totò in Due cuori fra le belve (1943) o di Cantinflas in Si yo fuera diputado (1952).

Il tema di Sogno d’amore n. 3 appare nel complesso in un centinaio di film, spesso eseguito da un attore-pianista, con identica funzione di rimandare inequivocabilmente al tema amoroso, legato a situazioni romantiche spesso esacerbate o contrastate; è molto utilizzato agli inizi del cinema sonoro: The lost Zeppelin (1929), Romance (1930), Inspiration (1931), White Zombie (1932), Looking Forward (1933). Talvolta è colonna portante di un’intera sceneggiatura, come ad esempio in film degli anni Quaranta come Nuit de décembre (1941, Francia), Luce nelle tenebre (1941, Italia), Guest in the House (Veleno in paradiso 1944, USA) e Anni. Eine Wiener Ballade (1948, Austria) o, più recentemente, in Liebestraum (1991), un film sull’inevitabilità del fato e la persistenza della memoria, o in À la place du coeur (Al posto del cuore 1998), dove accompagna la storia d’amore di due giovani nel suburbio marsigliese.

La musica del poema sinfonico Les Préludes segue la Rapsodia ungherese n. 2 e Sogno d’amore n. 3 per frequenza d’uso nel cinema: frammenti di Les Préludes appaiono in circa cinquanta film. I vari temi di questa celebre composizione, tutti derivati da un unico materiale originario, si prestano a vari contesti narrativi anche se l’“Andante maestoso” e l’“Allegro marziale” predominano, per quel loro carattere grandioso, eroico e trionfale che hanno reso il brano tanto popolare: se il protagonista di un film è un direttore d’orchestra, non è raro che si veda dirigere proprio Les Préludes, brano che ben si presta agli istrionismi direttoriali (Vesëlye rebjata 1934, Tales of Manhattan 1942, Prélude à la Gloire 1949, L’appel du destin 1953, Once More, With Feeling! 1960, Les uns et les autres 1981). Il carattere guerresco del finale “Allegro marziale” dei Préludes appare come leitmotiv di Flash Gordon Conquers the Universe (1940), una delle prime serie di guerra fantascientifica, e in altri film più recenti spesso a sottolineare scene di guerra o di fantascienza.

La Fantasia su temi popolari ungheresi e la Rapsodia ungherese n. 15 (Marcia Rákóczi) sono spesso utilizzate a sottolineare l’ambientazione ungherese o gitana di certi film, come in The squall (1929), Storm at Daybreak (1933), The Black Cat (1934) Golden Earrings (1947). Molti altri film hanno un brano di Liszt come elemento narrativo determinante; in Above suspicion (1943), un film di spionaggio ambientato alla vigilia della Seconda guerra mondiale, il Concerto n. 1 è al centro della trama, in quanto un gerarca nazista viene assassinato proprio durante una fragorosa esecuzione del concerto. In Détective (1985), frammenti dei concerti n. 1 e n. 2 di Liszt percorrono tutto il film, tagliati in maniera frammentaria secondo la tecnica cinematografica di montaggio tipica del regista Jean-Luc Godard. Sinfonia erótica (1980) è un film costruito attorno alla partitura del Concerto n. 2, dove il ritmo della recitazione e del dialogo si adatta alla musica.

Consolation n. 3 è il leitmotiv di When tomorrow comes (Vigilia d’amore 1939), una storia d’amore impossibile; lo stesso tema appare nel remake del film, Interludio (1957); ancora Consolation n. 3 è il tema conduttore di All That Heaven Allows (Secondo amore 1955), altra tormentata storia d’amore legata al tema della separazione. Più recentemente, in Fauteuils d’orchestre (Un po’ per caso un po’ per desiderio 2006), un concertista stanco suona Consolation n. 3 in una giornata piovosa mentre vari protagonisti del film si interrogano sul loro futuro. In Merci pour le chocolat (Grazie per la cioccolata 2000), un concertista di fama prepara una giovane allieva per un concorso di pianoforte eseguendo Funérailles, che si manifesta come presagio di morte. Scene di maestri e allievi appaiono in tanti altri film: Madame Sousatzka (1988), Shine (1996), Allegro (2005), Vitus (2006), Aria (2009).

Il Mephisto walzer n. 1 è leitmotiv di film ‘morbosi’ quali The Mephisto Waltz (La Macchia della morte 1971) o Faustine et la bel été (I primi turbamenti 1972), mentre Nuages gris bene si adatta a puntualizzare scene di straniamento o orrore, come in Eyes Wide Shut (1999) o La casa sfuggita (2003). Nei film che hanno protagonisti dei pianisti, non manca quasi mai l’esecuzione di un brano lisztiano, così un Un sospiro, La Campanella, Mormorio della foresta appaiono talvolta quando si inquadra un personaggio-musicista che suona. Tantissime le esibizioni di veri musicisti, guest star di film musicali che interpretano loro stessi, soprattutto tra gli anni Trenta e Quaranta: Ignacy Paderewski in Moonlight Sonata (Ardente fiamma 1937), Leopold Stokowski in One Hundred Men and a Girl (Cento uomini e una ragazza 1937), Arthur Rubinstein in Follow the Boys (La nave della morte 1944), José Iturbi in Thousand Cheer (Parata di stelle 1943), Anchors Aweig (Due marinai e una ragazza 1945), That Midnight Kiss (Il bacio di mezzanotte 1949).

Concludendo, i brani di Liszt più utilizzati nel cinema sono la Rapsodia ungherese n. 2, Sogno d’amore n. 3 e Les Préludes che, per il loro carattere, bene si adattano a sottolineare aspetti importanti come allegria o comicità, malinconia o romanticismo, forza, eroismo o violenza. Molte altre composizioni importanti di Liszt (Concerto n. 1, Mephisto walzer n. 1, Consolation n. 3, Fantasia su temi popolari ungheresi, Un sospiro, La Campanella) permettono di creare percorsi paralleli, come affluenti di un grande fiume che restituiscono un quadro incredibilmente ricco e complesso, gettando nuova luce su Liszt musicista e personaggio.



Per saperne di più:

Luigi Verdi sarà ospite della rassegna Eterotopie piano festival il 20 Giugno presso il Cinema del Carbone. Insieme a Francesco Leprino presenterà il documentario Piano Liszt – Un secolo di cinema con Franz Liszt (regia di Francesco Leprino e Luigi Verdi, Milano, Al Gran Sole 2011). Vai all'evento


Luigi Verdi, Franz Liszt e la sua musica nel cinema, Lucca, Lim 2014

Piano Liszt – Un secolo di cinema con Franz Liszt, documentario, regia di Francesco Leprino e Luigi Verdi, Milano, Al Gran Sole 2011.


bottom of page